Guarire con il Tai Chi L’armonia contro lo stress

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Secondo alcuni gruppi di ricerca questa arte marziale cinese è capace di contrastare insufficienza cardiaca, artrosi e diabete

Il Tai Chi Chuan, la millenaria arte marziale cinese della divina salute, è riuscito a conquistare con i suoi movimenti lenti, continui e armoniosi, tanto differenti da quelli a cui siamo abituati, questo nostro mondo occidentale di stressati che non sembrava poter fare a meno della continua sfida contro se stessi, gli altri tempi e misure. Il segreto del suo successo? Il desiderio ormai divenuto impellente di acquietare la mente, di ritrovare un po’ di pace e quella calma interiore che scaturisce solo nel momento in cui si libera e si fa fluire liberamente nel corpo l’energia vitale, sempre troppo compressa e obnubilata da mille preoccupazioni reali o immaginarie. I cinesi dicono che il Qi ha la sua radice nei piedi, esplode nelle gambe, è guidata tramite la vita, il dantiem, e viene trasmessa fino alle dita. Concetti anni luce lontani da noi e che lasceranno perplessi e scettici non pochi di voi, ma non la scienza che al tai chi ha dedicato e sta dedicando da anni numerose risorse umane ed economiche con risultati più che lusinghieri.

Tai Chi e insufficienza cardiaca — Una équipe di ricerca dell’Harvard Medical School di Boston ha evidenziato come la pratica del Tai Chi due volte a settimana è un ottimo coadiuvante nel trattamento dell’insufficienza cardiaca coronarica. Lo studio, pubblicato su Archives of Internal Medicine, è stato effettuato su un campione di 100 volontari affetti da insufficienza cardiaca sistolica, suddivisi in due gruppi. Il primo gruppo di 50 pazienti ha seguito un corso di Tai Chi, mentre il secondo solo una formazione di tipo teorico. Al termine dell’esperimento durato un triennio, dagli esiti degli esami effettuati su tutti i partecipanti si è reso evidente che, rispetto al gruppo di controllo, la qualità della vita di coloro che avevano praticato l’arte marziale era decisamente migliorata. Un esito tanto più significativo dal momento che questi pazienti, a causa della loro patologia, non possono beneficiare di altri tipi di attività fisica se non particolarmente soft.

Tai Chi e artrosi — Due le ricerche statunitensi sull’artrosi. Quella del Tufts-New England Medical Center di Boston ha reclutato quaranta pazienti 65enni, affetti da artrite al ginocchio da almeno dieci anni, e come nella ricerca precedente li ha suddivisi in due gruppi. Il primo per 12 settimane ha praticato Tai Chi, il secondo stretching. Anche in questo caso, la forma fisica e la salute tra i neo-praticanti della disciplina orientale rispetto all’altro gruppo era nettamente superiore. Ridotto anche il dolore e, in alcuni pazienti, persino la depressione, spesso direttamente collegata a quest’ultimo. Su Medicine and Sport Science l’altro studio a stelle e strisce questa volta eseguito dal Laboratorio di Biomeccanica Clinica e Riabilitazione dell’Università dell’Illinois a Chicago. Meno pazienti, solo 22 ma con gravi difficoltà deambulatorie, un programma molto più intenso: 5 sedute settimanali di 90 minuti al posto delle due di un’ora dei colleghi del Massachusetts. Per il gruppo di controllo solo esercizi posturali. Dopo tre settimane gli scienziati hanno analizzato le risposte neuromuscolari di tutti i partecipanti, scoprendo che il Tai Chi aveva ridotto le difficoltà di cammino e migliorato in genere equilibrio e movimenti.

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Tai Chi e diabete — Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università della Florida e della coreana Chungnam National University, pubblicato sul Journal of Alternative and Complementary Medicine, conferma che il Tai Chi è in grado di abbassare la glicemia nei casi di diabete di tipo 2. Lo studio durato sei mesi ha coinvolto pazienti coreani diabetici suddivisi come nelle precedenti sperimentazioni in due gruppi, uno attivo che doveva eseguire esercizi e l’altro di controllo. Solo in quello attivo è stata riscontrata riduzione del livello glicemico a digiuno.

Tai Chi e densità ossea — Importanti effetti anche sull’osteoartrite come dimostrato da uno studio pubblicato sul Journal of Alternative and Complementary Medicine, condotto per sei mesi dai ricercatori coreani dell’Università di Seoul, in collaborazione con ricercatori statunitensi e australiani su 82 donne con problemi di deambulazione causati dalla debolezza muscolare e minore densità ossea dovute alla patologia. Ancora una volta le volontarie sono state suddivise in due gruppi. Le appartenenti al primo gruppo hanno seguito un programma di Tai Chi, mentre le altre hanno fatto parte del gruppo di controllo. Dopo sei mesi le analisi hanno evidenziato sia una maggiore densità minerale ossea, sia una maggiore resistenza dei muscoli estensori del ginocchio nelle sole donne che avevano praticato il Tai Chi.

Mabel Bocchi

La Gazzetta dello Sport